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MAQOM - TAM​-​EL

by Trasponsonic Records

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1.
Kaf 02:19
2.
Lamed 03:52
3.
Mem 05:48
4.
QRE 05:01
5.
NUN 02:22
6.
Samek 02:37
7.
Ain 02:05
8.
Quof 03:45
9.
Resh 06:26
10.
Daleth 03:28
11.
Heth 07:38
12.
Heth (Ghost) 08:44

about

IN CASA TRASPONSONIC E' NATA UNA NUOVA CREATURA. ELLA è IL LUOGO DEL SUO MONDO MA IL SUO MONDO NON è IL SUO LUOGO . LA BIOGENE-TICA DELLA MUTAZIONE SONORA E UMANA è FALLITA. MA ANCORA URLA ARROCCATA COME UN NUR-HAG TRA LE FABBRICHE. RITORNI CHE MAN-CANO IN UNA SOCIALITA' DEGRADATA DALL'ISOLAZIONISMO COMUNITARIO. EBBREZZE DA VINO E PIANTE SACRE IN GUERRA CONTRO LA SOLITUDINE DI STERILI SEMI MORENTI.

CONSOLAZIONE EGOISTICA DELLA MASTURBAZIONE. NEL PASSATO DI RITI CONSUMATI A MAQOM(1): IL DE-SERTO DEL dIO ASSENTE. IL VUOTO. IL NON-LUOGO DEL REALE. NEL RI-TORNO A TAM-EL(2): IL LUOGO SACRO. LO SPAZIO STERMINATO DEL Dio PRESENTE. IL PIENO. CONSUMANDO L'AMPLESSO NEL VENTRE DELLA TOMBA TORO-VACCA. NEL DISSE-TARSI DELL'ACQUA CHE SCORRE SUI BASALTI. NEL RIFOCILLARSI ALLE MAMMELLE DEL BETILE-FALLO CHE EQUIVALE AD INGOIARE IL SEME. A PRESERVARE LA VITA. NELLA RI-CONGIUNZIONE DEGLI OPPOSTI ATTRAVERSO IL SUONO : VENTO FECONDANTE, VOCE UMANA.

1. MAQOM: RADICE FENICIA DI MACOMER, CAPOLUOGO DEL MARGHINE , DA MAQOM E MERRE. MAQOM SIGNIFICA LUOGO ; NELLA TORAH SI LEGGE MAQOM LO SPAZIO CHE è DIO. MERRE è UN ANTICA DIVINITA' NURAGICA.

2. TAM-EL: TAMULI, TUMULOIDE , IL PUù IMPORTANTE SITO ARCHEOLOGICO DEL MARGHINE. CONSTA DI UN VILLAGGIO NURAGICO, TRE TOMBE DEI GIGANTI CON LA TIPICA FORMA DI TORO E DI 6 BETILI DI CUI 3 MAMMELLATI.

M.S. MIROSLAW


A NEW CREATURE IS BORN AT THE TRASPONSONIC LABS. SHE IS THE PLACE OF HER WORLD BUT HER WORLD IS NOT HER PLACE. SOUND AND HUMAN MUTATION BIO-GENETICS HAVE FAILED. BUT STILL IT'S SCREAMING...BLOCKED UP AS A NUR-HAG AMONG THE FACTORIES. MISSING LINKS IN A COMMUNITARY ISOLATIONISM DEGRADED SOCIALI-SATION. WINE DRUNKENNES AND SA-CRED PLANTS IN A WAR AGAINST THE SOLITUDE OF STERILE DYING SEEDS. EGOISTICAL CONFORT OF MASTUR-BATION. IN A PAST OF THE RITES CONSUMED AT MAQOM(1): THE DE-SERT OF THE MISSING GOD. THE NON-PLACE OF THE REAL. IN THE RETURN BACK TO TAM-EL(2): THE SACRED PLACE. THE NEVERENDING SPACE OF THE PRESENT GOD. THE FULNESS. CONSUMING THE INTERCOURSE IN THE WOMB OF THE TOMB COW-TAURUS. IN QUENCHING THE THIRST FROM THE WATERS FLOWING OVER THE BASALTS. FEEDING ON THE BREAST OF THE PHALLUS-MENHIR SAME AS SWALLOWING THE SPERM-SEED. IN PRESERVING LIFE. IN THE JOINING TOGETHER OF THE OPPOSITES BY MEANS OF SOUND: FECUND WIND, HUMAN VOICE.

1.MAQOM: Phoenician root word for Macomer, chief town of Marghine, from “Maqom” and “Merre”. MAQOM means place; In the Torah is written: Maqom the place that is God. MERRE is an ancient Nuragic divinity.



2.TAM-EL: Tamuli, (barrow, sepulchre) ; The most important archeology site in Marghine. Consisting of a Nuragic village, three “Giants Tombs” tipically Taurus head shaped and six “Betili” ( menhirs ) , 3 of which are female-like breasted.

M.S. MIROSLAW

credits

released February 8, 2007

"Tam-el" (= il luogo sacro), incipit e apo-catastasi di un percorso iniziatico verso nebulose origini,tra regioni mantriche, raga apolidi, ditirambi magmatici e riti ancestrali; babele anomica di sopprav-viventi dell'evo post-industriale alla ricerca di una memoria collettiva capace di ri-fondare o permeare un presente asfittico,parossisticamente proteiforme e annichilente...

La riesumazione sciamanica degli antichi dei e rituali conduce la mente auscultati-va a traversare ora inospitali lande deser-tiche ora pienezze incombenti e turgide tragicità, fino a lambire la trenodia dioni-siaca,lo stupor catatonico o il vuoto para-noide, al suono agreste ed estatico dei flauti di Pan.

La chitarra acustica tesse trame atone e monodiche,perpetuamente reiterantisi; alla seconda chitarra il compito liturgico-eucaristico della consumazione e della transumanza psichica,mentre vocalizzi da profeta lisergico,da antropoide alla psi-locibina, su tenui acquerelli di drones dal flusso pigro e stagnante immolano gioie e dolori sull'altare di una trascendentale estasi, raggiunta e sublimata in una unio mystica corale dai contorni pananteistici.

Le stasi ebefreniche e le scariche percus-sive da smembramento e autoflagellazio-ne si placano, armonizzandosi nell' iden-tificazione viscerale ed ontologica con una cosmogonia umanamente tangibile: il suonatore itti-fallico e la genitrice univer-sale,la dea madre dal ventre gravido, che vivifica, fecondata e fecondante,lo sterile abisso dell'esistenza sottratta al divino...



Neurath per "Tam-el", Febbraio 2007.


“Tam-el” (= the sacred place), both incipit and apo-cathasthasis of an initiatory course towards nebulous origins set among mantric regions, apolid ragas, magmatic dithyrambs and ancestral rites; The anomic Babylon of the post-industrial Middle-Ages survivors looking for a collective memory in order to founding again or permeating through an asphyctic present, parossistically protean and annihilating...

The shamanic reviving of the ancient divinities and rituals leads the auscultative mind across now inhospitable and desertic waste lands, now impending fulness and swollen tragicities, up to be touching the dionisiac trenodia, the cathatonic stupor or the paranoid void as well as the rustic and esthatic sound of the Pan flutes.

The acoustic guitar spinning perpetually reiterating atonous and monodic wefts; To the second one, the liturgic-eucharistic task of the psychic consummation and trasmigration, while lisergic prophetic and psylocibine-like anthropoid vocalisms, surrounded by faint water-color drones with an idle and stagnant flux immolate joys and sorrows on the altar of a trascendental ecstasy that is reached and sublimated in a choral and mystical union, pananteistically outlined.

The dismemberment and self-flogging ebephrenical stasis and percussive showers they calm down, harmonizing in the visceral and onthological identification with a humanly tangible cosmogony: the ichty-phallic player and the universal parent, the Mother Goddess pregnant in the womb, who vivifies, fertilized and fertilizing, the sterile abyss of existence purloined to the gods.



Neurath for "Tam-el", February 2007


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Drones registrati in caverna da una piccola ma promettente etichetta sarda. Se l'isola che guarda da distante il continente negli ultimi anni ha sfornato alcuni dei talenti jazzistici più importanti sul panorama internazionale, con questo disco possiamo dire che le idee musicali non mancano anche sul terreno off-epic-folk. Un percorso che richiama le avventure dei primi Pink Floyd, quando il crazy diamond brillava di una luce aliena. Anche qui i suoni sono dilatati, distanti, echi naturali di un attaccamento alla terra che traspare e abbaglia. Il mantra à la Anthony in Lamed, la chitarra wave-doom riporta a galla riti e suoni che ricordano l'esperienza Southern Lord (vedi la tendenza segnata dagli OM), percussioni e flauti in estasi nella meditazione di Qre, le voci riverberate in Ain quasi come dei Bauhaus su Cramp (!), la pura essenza cantautorale in Quof, la progressività esplosiva nella conclusione, una di quelle cose che si ascoltavano tanto tempo fa su Constellation. Il folk doom di classe ce l'abbiamo anche in Italia. Sempre dalla periferia. Meditazioni e scene al di fuori del tempo. Un disco che merita l'ascolto attento. Una cosa che scotta e che va digerita. Ricerca del nuovo attraverso le vibrazioni direttamente dalla terra. Un rito obbligatorio. La madre ispira visioni cosmiche.

January 9th 2008

Recensore: marco braggion

Voto: 5 stelle

www.kathodik.it



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Pauroso Squarcio di Azzurro

Maqom è un possibile futuro arcaico, lo sguardo rivolto verso un passato/prossimo fato di moderni luoghi di culto umidi ed angusti, aree industriali, cantine e fabbriche dismesse, camere da letto e celle frigo, spazi desertici e compressioni al silicio in decadenza. Zone di espansione pensiero dove tutto diventa possibile e nulla pare essere quello che è. Una zona di recupero energie (probabile). Un caleidoscopio di suggestioni infinitesimali che si fanno punto di fuga verso un futuro pietroso e rugginoso dove l’acustico e l’elettrico giocano a rimpiattino nell’intercettazione di nuove tipologie di culto immaginario. Free folk e scossoni wave innestati a forza su di un tessuto di derivazione industrial profanato. Chitarre acustiche insistenti e brillanti, belle come sogno bagnato, elettriche tremolanti e flauti come azzurri scenari isolani (isolati). Voci in fase entropica che sanno lontano un chilometro di presagio e piaceri terreni, Quof ricorda l’incantesimo della cantina della nonna con tutti i formaggi ed i salumi appesi alle travi, i gatti, i custodi del luogo, fuori dalla porta, in attesa, la carne che viene conservata fra due lastre di marmo in terra; nell’umido. Resh è addensamento di nubi cariche di elettricità, noi, distesi nell’erba sulla collina, le guardiamo scorrer via con il naso puntato a periscopio verso il cielo, progressivamente, implacabilmente; sempre più nero. Suono di pietra sgretolata quello prodotto dai Maqom, frullatore di influenze che vengono sparpagliate via senza ritegno. Si potrebbero citare i Popol Vuh e Six Organs, TG e Current 93 senza peraltro averci preso minimamente, l’incanto proveniente dagli abissi di Daleth è palese, martellamento in salsa wave/esoterica quasi, cazzate e sigle disperse a ruota libera, rimane lo spazio intorno a noi, sempre troppo ampio, sempre troppo spazio, sempre troppo ampio; sempre la paura dietro l’angolo. E di questo spazio sembran custodi, come lo eran di altri spazi gli immensi Thin White Rope e l’eroico Roy Montgomery. Delle isole appunto, come la Sardegna casa base di Maqom e Trasponsonic. Resh dovrebbe durare giorni interi; catartica e liberatoria induce all’urlo libero; sopraffatto dall’uragano. Immaginarli impegnati nella notte, ad accendere un fuoco sfregando due cellulari fra di loro per ottenere scintilla non è poi cosi difficile. “Tam-El” è prezioso reperto archeologico di future ere pagane. L’azzurro del cielo squassato dalla tempesta in arrivo.

Marco Carcasi

www.sands-zine.com

Giugno 2007



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Maqom is a mystical and apocalyptic psych folk band, and I really don’t know anything about them. They play on some deserted lands in the middle of Sardinia. Tam-el might still be their first album. On this excellent, dark and a bit scary album packed in DVD cover the band utilizes guitars, organ, different kinds of pipes and other wind instruments, vocals and various kinds of percussion in their magical rituals. The tracks have been named according to the Hebrew alphabet. The opener ”Kaf” starts as a peaceful drone and continues in an esoteric way with pipes and minimal percussion. The album creates a very strange, magical mood right away. “Lamed” includes some acoustic guitar and male vocals. There’s also some electric guitar in there. This is a great and beautiful psych folk piece. The really magical, hypnotic and slow “Mem” makes you feel like you’re inside some subterranean cave taking part in some lost pagan ritual under the influence of a secret hallucinogen. During the track “Qre” you might just be getting over from the previous ritual on top of some mountain when the first rays of sunlight hit your face. Soon the after-effects of the holy potion do kick in, and the mantra-like vocals begin. This is really psychedelic stuff. “Nun” is a rather beautiful, short psych folk piece, the relaxed “Samek” takes the listener again into a whole different state of consciousness. “ Ain” includes rather insane human voice and is a weird, experimental track in other ways too. “Quof” starts off with pipes and acoustic guitar and is a mystical, peaceful and excellent track that at the two-minute-marker starts to sound much like traditional folk music also including some vocals.“Resh” has some discords and frightening-sounding laughter and it takes the listener again into some mystical candle-lit rituals. Before four minutes have passed the track grows in a threatening way. Soon they go into wild orgasmic chaos after which a hazy afterglow remains. “Daleth” begins in a monotonic way and includes great psychedelic phases. Starting off as a drone, “Heth” is the longest track on the CD being a really great, a bit kraut or post rock inspired number and after a little pause follows another, untitled track that later on includes a whole drum kit and it is a marvellous ending for this captivating, magical album. Now it starts to rock as well! This is well worth hearing if you’re interested in ritualistic, psychedelic folk music!One of the best albums of its genre that I’ve heard for a while.

www.uninumeri.com

Psychotropic zone

04.06.07 by Dj Astro



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Free-folk e radici millenarie, per una terra, la Sardegna, così vicina eppure così lontana. Strutture aperte, dilatate, ampio spazio per l’improvvisazione e tensione ritualistica: sono queste le caratteristiche principali di “Tam-el”, esordio dei nuoresi Maqom. Un suono che è un continuo punto di fuga, oltre i confini oscuri del luogo sacro (“tam-el”, per l’appunto), alla ricerca di una verità ancestrale, del senso arcaico della terra. C’è una Sardegna mitica che respira, all’unisono con la musica, tra questi solchi. Si perde tra le pieghe del tempo, in un universo parallelo, esotico, dove germinano brandelli di world-music tenebrosa (“Kaf”), ma dove, anche, è possibile riscoprire la potenza dell’evocazione (“Lamed”), la forza di meditazioni austere che raschiano il fondale inaccessibile dell’animo (“Mem”). E’ la chitarra acustica a tessere le fila del discorso: accordi insistiti, introversi ma pieni di luce, radiosi. L’elettrica sfida invece le vette, cerca il cielo, oltre la boscaglia, mentre la voce, quando si manifesta, è un vocalizzo corposo, carico di passione, non di questo mondo. La coralità “sepolta” di “Qra” e quella “aerea” di “Nun” mostrano chiaramente il livello di tensione quasi mistica che sostenta l’operazione, anche se, qualche volta (si veda, ad esempio, l’intro “demoniaca” di “Samek”) le cose si fanno stranamente ambigue. Ma è soprattutto a partire da “Resh” che il disco inizia ad assumere una fisionomia più definita (ed è da qui che la band dovrà ripartire per evitare, in seguito, riempitivi o momenti poco incisivi). Prima marziale, poi, man mano, sempre più ossessiva, “Resh” ascende lenta come una processione, insieme ipnotica e catartica. Speculare, Daleth”, è più marcatamente votata alla causa progressive-folk, mentre “Heth” rompe definitivamente gli argini, condensando un po’ tutte le sfaccettature di un suono che potrebbe (ce lo auguriamo), in futuro, regalarci qualche notevole sorpresa.

www.ondarock.com

Francesco Nunziata (11/05/2007)

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